Troppi compiti, niente allenamento: l'errore da matita rossa
Sono ricominciate le scuole un poi in tutta Italia e, con grande gioia soprattutto delle mamme ma anche un tantino dei papà, ragazzi e ragazze, bimbi e bambine hanno finalmente ripreso la loro strada verso banchi, lavagne, astucci, penne e matite. La scuola è infatti la seconda casa dei nostri figli, il luogo dove imparano, sperimentano e coltivano sé stessi a poco a poco per diventare individui a tutto tondo, ben collocati nella nostra società. E ripensando un po' a com'erano i vecchi tempi passati tra aeroplanini di carta e libri di storia evidenziati, l’attenzione al fattore sport non poteva di certo sottrarsi dalla visione dei ricordi. Perché se è vero che l’educazione fisica a scuola è un tema su cui potremmo stare a dibattere e combattere per giorni, mesi e anni, è altrettanto vero che nella crescita dei nostri figli il ruolo più importante lo hanno sempre i genitori. Troppe volte, di fronte a giovanotti arguti e magari anche portati alla nostra disciplina sportiva, ci siamo sentiti dire “Mio figlio smette perché ha da fare troppi compiti…” oppure “Va male a scuola: oggi non viene all'allenamento”. Frasi che farebbero accapponare la pelle a qualsiasi tecnico sportivo di qualsiasi nobile disciplina, ragionamenti di pancia che alimentano una mentalità sbagliata figlia di un’ignoranza sportiva più unica che rara.
Qualche tempo fa sulle colonne de La Nazione, Alessandro Belardetti sottolineava come il 22% dei ragazzi dagli 11 ai 20 anni abbandonino lo sport, con picchi per le ragazze (oltre il 30%) e in concomitanza dell’anno del passaggio dalle medie alle superiori. Il 57% dei ragazzi, interrogati sulle motivazioni del proprio abbandono, hanno indicato come prima causa proprio l’incapacità di coniugare l’attività scolastica e quella sportiva, ovvero i troppi compiti.
Un disastro annunciato. Perché è inutile nascondersi dietro un dito, far allontanare un ragazzo o una ragazza da una palestra piuttosto che da un campo di allenamento non solo non risolve il problema del rendimento scolastico ma aumenta il tasso di desertificazione di quelle realtà di divertimento sano di cui la nostra società di cui sopra ha oggi sempre più bisogno.
Noi, nella nostra intensa esperienza fin qui maturata, di giovani appartenenti a questa “categoria” di abbandono ne abbiamo visti fin troppi ed è per questo che vorremmo cercare di far passare un messaggio, in maniera chiara e precisa: chi pratica sport a livello agonistico importante generalmente va bene a scuola!
Un ragazzo che ha successo nello sport, e soprattutto in una disciplina mentalmente provante come il tennistavolo, deve avere necessariamente capacità di autogestione e di prontezza mentale senza le quali non è possibile ottenere buoni risultati. Sport e scuola sono infatti strettamente collegati: chi ottiene brutti voti a scuola, probabilmente, non è in grado di organizzarsi lo studio e ottimizzare l’attenzione durante le lezioni; lo stesso, evidentemente, accadrà anche nello sport, ottenendo puntualmente risultati negativi anche nell'area di gioco.
I genitori che “giustificano” l’abbandono sportivo dei figli a causa dei troppi compiti di fatto non li aiutano, fornendo un alibi che in qualche modo giustifica lo scarso rendimento scolastico: il messaggio che passa è infatti un po’ quello del “vai male per colpa del tempo che dedichi agli allenamenti”. Ovviamente non siamo qui a puntare il dito contro la classe genitoriale in genere: siamo infatti ben consapevoli che essere genitori è il mestiere più difficile del mondo e ognuno gestisce ed educa i propri ragazzi come meglio crede. Semplicemente vorremmo cercare di estirpare una volta per tutte questa non-cultura dello sport. Lo sport è infatti una tra le migliori attività per attivare il cervello, e il tennistavolo è sicuramente disciplina che viaggia in pole position da questo punto di vista. Lo sport è aggregazione, mettersi alla prova, non arrendersi, condividere gioie e dolori, fare squadra, fare team, diventare grandi insieme. Smettiamola di dare la colpa ai compiti: facciamo fare più sport ai nostri ragazzi!
Qualche tempo fa sulle colonne de La Nazione, Alessandro Belardetti sottolineava come il 22% dei ragazzi dagli 11 ai 20 anni abbandonino lo sport, con picchi per le ragazze (oltre il 30%) e in concomitanza dell’anno del passaggio dalle medie alle superiori. Il 57% dei ragazzi, interrogati sulle motivazioni del proprio abbandono, hanno indicato come prima causa proprio l’incapacità di coniugare l’attività scolastica e quella sportiva, ovvero i troppi compiti.
Un disastro annunciato. Perché è inutile nascondersi dietro un dito, far allontanare un ragazzo o una ragazza da una palestra piuttosto che da un campo di allenamento non solo non risolve il problema del rendimento scolastico ma aumenta il tasso di desertificazione di quelle realtà di divertimento sano di cui la nostra società di cui sopra ha oggi sempre più bisogno.
Noi, nella nostra intensa esperienza fin qui maturata, di giovani appartenenti a questa “categoria” di abbandono ne abbiamo visti fin troppi ed è per questo che vorremmo cercare di far passare un messaggio, in maniera chiara e precisa: chi pratica sport a livello agonistico importante generalmente va bene a scuola!
Un ragazzo che ha successo nello sport, e soprattutto in una disciplina mentalmente provante come il tennistavolo, deve avere necessariamente capacità di autogestione e di prontezza mentale senza le quali non è possibile ottenere buoni risultati. Sport e scuola sono infatti strettamente collegati: chi ottiene brutti voti a scuola, probabilmente, non è in grado di organizzarsi lo studio e ottimizzare l’attenzione durante le lezioni; lo stesso, evidentemente, accadrà anche nello sport, ottenendo puntualmente risultati negativi anche nell'area di gioco.
I genitori che “giustificano” l’abbandono sportivo dei figli a causa dei troppi compiti di fatto non li aiutano, fornendo un alibi che in qualche modo giustifica lo scarso rendimento scolastico: il messaggio che passa è infatti un po’ quello del “vai male per colpa del tempo che dedichi agli allenamenti”. Ovviamente non siamo qui a puntare il dito contro la classe genitoriale in genere: siamo infatti ben consapevoli che essere genitori è il mestiere più difficile del mondo e ognuno gestisce ed educa i propri ragazzi come meglio crede. Semplicemente vorremmo cercare di estirpare una volta per tutte questa non-cultura dello sport. Lo sport è infatti una tra le migliori attività per attivare il cervello, e il tennistavolo è sicuramente disciplina che viaggia in pole position da questo punto di vista. Lo sport è aggregazione, mettersi alla prova, non arrendersi, condividere gioie e dolori, fare squadra, fare team, diventare grandi insieme. Smettiamola di dare la colpa ai compiti: facciamo fare più sport ai nostri ragazzi!
FONTE: www.grantennistoscana.it/vai-male-a-scuola-niente-allenamento-lipocrita-equazione-dietro-ai-tanti-abbandoni-dello-sport-tra-i-giovani/
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