Coppa delle Regioni: cosa ci manca?

Sara D'Ercole, l'unica che in questa edizione della Coppa delle Regioni
è riuscita a giocarsela con qualche avversaria più al suo livello

Domanda a cui è difficile dare una risposta. La Basilicata si è presentata per il terzo anno consecutivo all'appuntamento di Molfetta e già questo è un punto a nostro favore, visti i numeri "ristretti" del nostro movimento rispetto a quelli delle altre regioni: meglio esserci, quanto meno abbiamo fatto fare esperienza ai nostri ragazzi. Il problema, però, è ben altro: per il terzo anno consecutivo, la nostra regione ha concluso la competizione a squadre all'ultimo posto. L'analisi, però, è tutt'altro che omogenea per tutti e tre gli anni: due anni fa, infatti, i nostri ragazzi riuscirono a giocarsela con i coetanei delle altre regioni, chiudendo all'ultimo posto, sia ben chiaro, ma dimostrando comunque che nonostante le prime armi potevano dar fastidio; l'anno scorso il "dar fastidio" è andato scemando nel senso che solo due elementi della spedizione sono riusciti in qualche modo a strappare qualche set qua e là; quest'anno, invece?
Quest'anno, complice la totale inesperienza di due dei tre pongisti nella competizione, le cose sono andate tra virgolette male. E' pur vero che da un lato il livello generale della Coppa delle Regioni è salito, nel senso che non ci sono più i soli campioni che già sono ben avviati, ma ci sono più campioncini che menano di santa ragione. Sta di fatto, però, che lo stesso non è accaduto per la nostra regione che, come detto in precedenza, ha visto negli anni la partecipazione di ragazzi con livello sempre più "basso": complice un ricambio nel settore giovanile piuttosto difficile per una regione come la nostra...
Ma allora cosa ci manca davvero? Tante cose: un certo tipo di lavoro che deve essere fatto dalle società e un certo tipo di lavoro che deve essere fatto dal comitato regionale, prima di tutto, e poi tanti fattori "esterni" che però favoriscono la crescita dei ragazzi. Sia chiara una cosa, però: al primo stage regionale di quest'anno, di giovani pongisti lucani se ne sono visti in numero sufficiente per partecipare alle varie manifestazioni nazionali di qui a 3-4 anni. Ora sta a noi farli crescere in modo che il gap di livello con le altre regioni sia il minore possibile e in modo che finalmente potremmo raccogliere dei risultati migliori in giro per l'Italia.
Non è un progetto semplice, nessuno ha la bacchetta magica per dire che da domani in regione avremo tanti piccoli Mutti o via dicendo: sta alle società, al comitato regionale e a noi cambiare il trend per far crescere i nostri ragazzi che, non ci dimentichiamo, rappresentano il futuro del nostro sport.

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